Abbozzi inediti 2

E’ una claustrofobica mattina di aprile. Il tram è fermo al capolinea e aspetta triste gli immigrati. Chi esce dal bar, guarda il cielo in cerca di nuvole e pioggia. Aspetto anch’io da dietro una tenda scostata. Oggi fanno due mesi che non ci vediamo. L’ultima volta fu da te, ti venni a prendere in auto dovevi ritirare un voluminoso pacco dalle poste centrali, tu di certo non ricordi.
Quella mattina mi venisti ad aprire con addosso il sonno e una deliziosa quanto sgualcita maglietta. Non me la presi, sapevo bene che la sveglia che tieni sotto il letto, aveva ormai i meccanismi ossidati dal liquido che le pile scariche hanno rilasciato, e che taceva da un pezzo. So anche, che in lontananza si può ascoltare un orologio dal rumorosissimo meccanismo, che nella sala da pranzo, e solo lì, indica un’ora, l’ora approssimativa, che tu però, preferisci definire incerta. Prendemmo un caffè. Il tuo, privo di zucchero, lo assaporasti lentamente. Il caffè per te, oltre ad essere un rito – come lo fu per tua madre e tua nonna – è un momentaneo rimedio al quel sonno che definisci, argomentando con libri e ritagli di riviste: patologico. Le tazzine poi, diverse fra loro (troppi servizi hai scompagnato) le posasti su di una pila di altre stoviglie quasi a voler creare buffa composizione artistica, che smantellerai, ti visto farlo altre volte, gettando seccata tutto nella lavastoviglie.
Ti trascinasti, per casa con le ciabattine infradito osserando quasi stupita angoli carichi di nuove sporcizie:
DA FARE
annotasti su un pezzetto di carta recuperato da una vecchia agenda. Odioso comportamento

Domani compirai trenta anni. Me ne sono ricordato, che credi! Nulla di strano, dato che (lo sai benissimo), inizio a pensare a questo giorno già dai primi del mese. Mi soffermo scrupoloso sulle vetrine dei negozi più disparati (disperati specialmente – sono questi quelli che più ti piacciono), a caccia di un regalo adatto a te, che poi oltretutto non ho mai il coraggio di consegnarti.

Che ci vuoi fare. Ho un cassetto pieno di pacchettini in camera da letto. Lo aprirò, come faccio ogni anno, solo domani per stiparci anche quest’ultimo nuovo. Chissà che un giorno non te li porti tutti assieme ai relativi bigliettini:
1998 Ritorno di senso;
1999; […]
2000, Scusa se non è una sorpresa;
2001, l’ho scelto con cura, abbine.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma ancora ti si asciuga labocca???

savio ha detto...

è strana l'espressione "mi venisti ad aprire". non credi? sembra carica di malizia. contradittoria. tuo savio, oggi commentatore

Anonimo ha detto...

Ciao Caro...chissà perchè quando scrivi di certe donne penso sempre alla stessa... la maglietta sgualcita,le infradito,ecc... scritto benissimo, nel tuo stile.
Nemmeno Savio si smentisce mai, nei suoi commenti.
Un bacio a tutti e due.
By anonima presuntuosa

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