sul finire

“Quante volte diciamo che bello questa cosa è, e poi ci accorgiamo che questa cosa non è” è questa una battuta presente nel film “Cuori nella tormenta” di Oldoini ed è Verdone a dirlo a Lello Arena. Frase questa che si adatta bene al nostro tempo e al mio personale. Pensavamo che l’Italia fosse un paese civile, ma ci si accorti che così non è dopo l’indifferrenza che il nostro popolo ha mostrato nei confronti dei quesiti referendari. Pensavo che l’Europa fosse una realtà acquisita e imprescindibile, ma da più parti ora comincia a serpeggiare più di un malumore. Pensavamo che questo cuore potesse trovare un battito un respiro comune, condiviso, non è stato così. Nei prossimi giorni la redazione sarà un po’ ferma, abbiamo preso le ferie in blocco. Torneremo, spero, a metà luglio. Ultimi fuochi prima dell’estate.

Coming soon

Giusto ieri il dispaccio d’agenzia sulla fine presunta di questo sentire mi faceva annunciare a tutti con infinito cordoglio l’estremo saluto negato. Oggi invece rincuorato da precipitate parole, attendo. Lo tengo spento per non cercare di continuo in una tasca non mia l’icona di un suono o di una pacata vibrazione inavvertita. Ma niente. Adesso è immobile sul comodino come un qualsiasi ninnolo polveroso. Malinconico - o meglio: patetico, come in passato altre genti hanno cortesi ammonito - conserva al suo interno parole, le frasi che hai lanciato nella rete e a cui mi sono impigliato come un tonno al naturale destino. Le mie carezze cosa non hanno? e il mio sguardo, il mio corpo cosa?

Non ho resistito, ho dovuto cercare il tuo nome in rubrica e col dito incerto sfiorare più volte il tasto verde. Finchè mi sono detto: ma sì. La tua voce mi ha subito calmato. So che non potrà essere diverso, lo so. Cosa mi ero messo in testa! Ma niente, è solo che sono maledettamene disperato o qualcosa del genere. Ho ancora tratti di serenità in cui avverto appieno quanto sia cara la tua compagnia che diventa ogni giorno più rara e forse per questo preziosa. Leggendo son certo che potrai capire, capirmi, e che non ci sarà bisogno di chiedere scusa.

Mica sono Ricucci

Il collocamento del titolo a metà marzo a 6,50 aveva spiazzato un po’ tutti gli analisti. Poi l’euforia del mercato lo aveva fatto salire in pochi giorni fino a 7,80 con una notevole quantità di pezzi scambiati. Successivamente per una serie di concause, il titolo dell'azienda abruzzese specializzata in idraulica, ha cominciato a perdere fino a scendere sotto la quota di collocamento per poi riprendersi leggermente per via del classico rimbalzo che questo tipo di settore presenta. Le notizie non confortanti provenienti dai mercati latinoamericani, dove la EXSilos TP ha parecchio investito, hanno in seguito messo in crisi definitivamente il titolo, che in tempi recenti è stato più volte sospeso per eccesso di ribasso arrivando a una quotazione molto al di sotto del collocamento ( 4,70 €) provocando la disperazione di quei risparmiatori che avevano scommesso tutto o molto su un’azienda che si diceva sicura. Un classico caso italiano.

Che fare ora mi chiedo, io che ho investito parecchio su questa benedetta azienda? tenere le azioni sperando che il titolo possa risalire in modo da recuperare un po’ del capitale speso; oppure vendere tutto prima che il titolo crolli definitivamente e mi lasci sul lastrico? Beh è proprio vero io non sono Ricucci.

No no, io vendo!