Nello standard il sistema verbale italiano possiede una gamma molto ampia
di paradigmi temporali e modali, nel parlato però la suddivisione
dei tempi è abbastanza ridotta. Il parlato una un sitema bi base
costituito da presente (prossimo, remoto, o entrambi a secondo delle
regioni) passato e imperfetto quali tempi deittici, e trapassato prossimo
quale tempo anaforico.
Il
presente indicativo, è usato come presente, ma anche
in luogo del futuro semplice (
il mese prossimo vado in vacanza)
e del passato, il cosiddetto "presente storico", (
stamattina
mi alzo e la vedo che dormiva
). Queste possibilità
entrambe realizzabili nello scritto, hanno maggiore d'uso nel parlato.
Il passato prossimo è largamente usato al Nord, per eventi passati
sia recenti che lontani nel tempo e nella conversazione il passato remoto
tende a non emergere mai, e pare essere confinato nelle generazioni
più giovani a testi narrativi non autobiografici (favole).
L'
imperfetto indicativo è adoperato come passato durativo,
come nello scritto, (
aveva nove anni quando ha fatto la comunione),
ma ha nel parlato una gamma di usi modali, più che temporali,
specie come forma controfattuale. Lo troviamo così nelle ipotetiche
dell'irrealtà (
se lo sapevo ti portavo il cd che ti dovevo);
e nel discorso riportato per segnalare il futuro del passato
(Marco
pensava che era bello volare) con era al posto di
sarebbe stato.
L'imperfetto può perdere tutto il suo valore di passato e passare
all'uso attenuativo. Abbiamo così tutte quelle forme di cortesia
tipiche del passato, attenuativi generici, (
volevo sapere se c'è
un treno diretto per Messina).
A fianco a l'uso modale del imperfetto possiamo collocare la tendenza
a usare il
futuro in modo non fattuale, in particolare il futuro
epistemico con cui si esprimono congetture e inferenze sul presente
o il passato (
avrò circa trent'anni, saremo stati nell'inverno
del'99). Nell'italiano parlato gli usi non futurali del futuro sono
circa un terzo sull'insieme delle occorrenze del futuro.
Nella medesima linea si potrebbe notare la nota tendenza ad usare
l'indicativo
in luogo del congiuntivo nelle dipendenti completive (
credo che
la tua presenze è importante, spero che è preparata per
l'esame di chimica), ma il fenomeno è piuttosto riconducibile
a un trattamento delle subordinate come principali (nel parlato il legame
sintattico tende ad essere meno avvertito). Tale tendenza è più
forte nell'italiano meridionale e nelle varietà diastratiche
basse (nella conversazione di studenti universitari settentrionali il
congiuntivo in dipendenti è abbastanza saldo).
Anche l'opposizione di
diatesi attivo/passivo è sottoutilizzata:
il passivo è poco frequente nel parlato specie se conversazionale.
L'esigenza di portare a soggetto il complemento è ben svolta
dalla dislocazione a sinistra. Nel parlato le occorrenze del passivo
si incontano nelle frasi prive di agente (
se sarò lasciato
solo, sarò fatto a pezzetti).
L'uso orale include quindi, solo un sottoinsieme delle possibilità
previste dal sistema descritto dalla grammatica, con un conseguente
allargamento del valore di alcune forme o paradigmi. Minore è
la vera e propria devianza dalle regole morfologiche dello standard,
e ben pochi sono i casi in cui la deviazione a carattere così
ricorrente tale da essere considerata una regola.